Categoria: Senza categoria | 06-02-2016
Un grande risultato, che premia i contenuti di una piattaforma sindacale innovativa e coraggiosa, in un negoziato difficile e tortuoso, sostenuto con la mobilitazione dei lavoratori e la battaglia unitaria del sindacato. Un impianto complessivo fortemente voluto dalla Fai-Cisl che conferisce al sindacato vera autorità contrattuale al servizio dei lavoratori e del Paese”. Così, in un comunicato congiunto, Luigi Sbarra, Commissario nazionale Fai-Cisl e Claudio Risso, responsabile delle politiche industriali della Federazione agro-industriale-ambientale di Via Po, commentando il rinnovo del Ccnl industria alimentare, siglato oggi a Roma da Fai Cisl, Flai-Cgil. Uila Uil e Federalientare. “I punti qualificanti dell’accordo danno corpo alla visione Fai-Cisl nella partecipazione dei lavoratori alle dinamiche d’impresa; negli assetti contrattuali, ora coerenti con la proposta unitaria di un nuovo sistema di relazioni industriali; nella bilateralità; nella formazione congiunta, nelle nuove modalità su telelavoro e lavoro agile. Il contratto, ora quadriennale, integra linee guida che rafforzano ed estendono significativamente il secondo livello, rilanciando innovazione, produttività, competitività e condizioni di lavoro dei dipendenti. Si respinge inoltre il vincolo dell’invarianza di costi, in favore della non sovrapponibilità delle funzioni tra primo e secondo livello”. “Altro grande risultato – aggiungono Sbarra e Risso – è la sospensione per tutta la durata del contratto della contribuzione al fondo Fasa da parte dei lavoratori”. “Potenziata ed estesa la bilateralità di settore, che per la prima volta viene definita dal Ccnl. Si dà vita ad un fondo specifico che interviene a sostegno dei lavoratori che perdono occupazione a due anni dalla pensione. Tale fondo interverrà anche per lavoratori che volontariamente vogliono trasformare il contratto da full a part-time e promuoverà il turnover: un vero ’ponte generazionale’”. Quanto agli aspetti salariali, concludono Sbarra e Risso, “non ci limitiamo ad un’ottica difensiva, ma incrementiamo il potere d’acquisto dei lavoratori attraverso aumenti salariali pari a 105 euro, condizione necessaria per sostenere il reddito delle persone, rilanciare i consumi e contribuire alla ripresa della domanda aggregata. Le parti sociali attraverso la libera contrattazione e negoziazione diventano oggi più di ieri vera autorità salariale, protagonisti di una ripresa che coinvolge tutti: lavoratori, imprese e l’intero sistema paese”.